Con il trascorrere del tempo i canali tendono inevitabilmente a interrarsi, a causa del continuo apporto di sedimenti antropici in laguna, oltre che per il dilavamento di materiale dalle sponde e per il naturale spostamento di materiale determinato dal flusso e riflusso delle acque. È quindi necessario ciclicamente asportare i fanghi dal fondo per evitare che la navigabilità sia compromessa e le condizioni igieniche degenerino.
Vi sono due modalità di scavo:
– scavo in presenza d’acqua: avviene tramite barconi con benne idrauliche che raccolgono i fanghi; questo scavo è limitato alla parte centrale del canale per non danneggiare i muri di sponda;
– scavo in asciutto: un tratto di canale viene isolato tramite paratie stagne infisse nel terreno. Speciali pompe abbassano il livello dell’acqua in modo che si possa procedere con le lavorazioni, attuate in una prima fase con mezzi meccanici e poi manualmente; i fanghi scavati sono trasferiti tramite appositi barconi in siti di smaltimento.
I muri di sponda degli edifici e delle fondamente (i percorsi lungo i rii) sono costantemente sottoposti ad azioni di degrado. L’acqua salmastra, infatti, scioglie le malte che tengono insieme i mattoni e i muri perdono impermeabilità e compattezza, sgretolandosi. Inoltre l’acqua filtra attraverso la muratura, fino ad arrivare alle zone retrostanti il muro dalle quali viene dilavato il terreno, creando in molti casi dei vuoti interni che mettono ancora più a rischio le fondazioni dei fabbricati. Il dissesto viene aggravato dall’urto delle imbarcazioni e soprattutto dai moti vorticosi delle eliche che asportano facilmente i materiali già indeboliti. È indispensabile, quindi, che i muri di sponda vengano riparati e che si provveda a renderli di nuovo impermeabili all’acqua. Questo può essere realizzato soltanto in coincidenza con lo scavo in asciutto dei rii.
